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J.T. LeRoy
Ingannevole è il cuore più di ogni cosa
Roma, Fazi, 2002; pp. 237
Il talento di J.T. LeRoy non inganna

 




                     di Paolo Boschi


Sarah
Ingannevole è il cuore più di ogni cosa


Pochi scrittori diventano figure di culto fin dal romanzo d’esordio: uno di loro è J.T. LeRoy, che è riuscito a conquistare pubblico e critica riversando i suoi tormentati ricordi infantili ed adolescenziali in Sarah, un giovane autore che ha cominciato a scrivere su consiglio del proprio psicoterapeuta, per esorcizzare un passato di prostituzione, droga, alcool e violenza. Il debutto di J.T. LeRoy è stato talmente sorprendente che molti hanno ritenuto perfino eccessivo il suo talento letterario, al punto da metterne in dubbio l’esistenza (con la complicità della naturale ritrosia del giovin scrittore nei rapporti con i media) e da attribuirne gli scritti alla mano del suo mentore letterario, Dennis Cooper. Il suo secondo romanzo Ingannevole è il cuore più di ogni cosa – calzante titolo d’ispirazione biblica – ha però confermato l’istintiva vena letteraria dell’autore di Sarah, di cui il regista Gus Van Sant va approntando la relativa traslazione sul grande schermo. La formula dell’opera seconda di J.T. LeRoy è la stessa di Sarah, la struttura più affinata sotto il versante narrativo – non il ‘classico’ romanzo di formazione ma un romanzo ad episodi –, ed è cambiato il punto di vista principale, dato che questa odissea americana on the road è raccontata attraverso lo sguardo ingenuo e trasognato di un bambino. La storia è pura fiction, come ha precisato lo stesso autore, ma presenta numerosi punti di contatto con l’autobiografia di J.T. LeRoy: il piccolo Jeremiah, quattro anni, impara a (ri)conoscere la sua diciottenne madre biologica, Sarah, attraverso il folle sorriso di un pupazzo di Bugs Bunny. Sarah ha ottenuto la tutela del figlio ed è venuta a strapparlo alla coppia che finora l’ha amorevolmente allevato: per il piccolo protagonista comincerà così un allucinante viaggio tra le marginalità dell’America, dietro una madre ancora adolescente che passa dalle braccia di un boy friend all’altro e che per tirare avanti si prostituisce: un’esistenza randagia e desolante tra parcheggi per camionisti, roulottes che cadono a pezzi, balordi che si fabbricano la droga in cantina e notti desertiche illuminate dal bagliore delle stelle. Ingannevole è il cuore più di ogni cosa sorprende per la felicità simbolica che traspare pagina dopo pagina, dal noto coniglio della Warner Bros fino al carbone avvelenato, tra lacrime di pietra, mutandine con i pizzi, rossetti, babydoll, sangue, tampax capaci di assorbire il male, bambole e candeggina in grado di lavare i peccati. Il piccolo Jeremiah segue Sarah attraverso un lungo viatico di violenze fisiche e psicologiche, costretto a travestirsi da bambina per essere meglio accettato dall’ennesimo sfruttatore della madre, sempre pronta ad abbandonarlo per lo spostato di turno, o parcheggiarlo nella famiglia rigidamente ortodossa che l’ha ripudiata, tra le mani di un nonno predicatore che pratica la disciplina del dolore applicando alla lettera il messaggio biblico. L’insostenibile capacità di J.T. LeRoy di aprire squarci d'immenso con naturalezza, dando forma ed anima ai lati più oscuri dell’umanità, gli ha procurato uno stuolo di ammiratori eccellenti che per certi versi l’hanno adottato: LeRoy, tanto per usare un adagio da spot, piace alla gente che piace, tra cui l’inossidabile Tom Waits, Bono Vox degli U2, la cantautrice Suzanne Vega, Shirley Manson dei Garbage (che gli ha dedicato il brano Cherry Lips) ed ovviamente il regista di Will Hunting - Genio ribelle – il cui nome compare, con la madre Sarah, il dottor Terrance Owens, il nume letterario Dennis Cooper e la sceneggiatrice del film Patti Sullivan, tra i dedicatari di Ingannevole è il cuore più di ogni cosa –. Il talento di J.T. LeRoy sembra non ingannare, ma sarebbe interessante vederlo alla prova con generi radicalmente diversi. Vedremo.

J.T. LeRoy, Ingannevole è il cuore più di ogni cosa, Roma, Fazi, 2002; pp. 237

Voto 7 

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