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Una serata da Moscerino - Da ventiquattro anni Moscerino, all’anagrafe Alfio Vanni, e la moglie tedesca Bettina, gestiscono la casa di legno in riva al lago dei Renai.

03/07/2007

– Teatro di strada trasportato in casa, un teatro d’appartamento trasformato in cabaret, con uno spruzzo di avanspettacolo, lucine da can can, varietà o Moulin Rouge, un’aria felliniana che pervade le stanze di questa casa al confine tra mare e terra. Moscerino non è un ristorante, non è il suo padrone- ristoratore, ma è una vera e propria esperienza soprattutto quando, mentre suona la chitarra, arriva in mezzo alla sala interamente coperto da lampadine suonando la sua hit “Moscerino dove vai” presente addirittura su You Tube. Da ventiquattro anni Moscerino, all’anagrafe Alfio Vanni, e la moglie tedesca Bettina, gestiscono questa casa di legno, che fa molto Casa nella Prateria o Mulino Bianco, proprio in riva al lago dei Renai. Cena a menù fisso (25 euro) soltanto per trenta persone a volte. “Ospiti, perché questa è casa mia” si affretta a specificare Moscerino, un omone con un pizzo lungo ed attorcigliato alla Gengis Kan che si autodefinisce “cantante e fantasista”, dalla stretta di mano poderosa e ruspante, dallo sguardo rustico ma dai modi gentili. All’entrata ci accoglie un asino ragliante ed oche ed una gigantesca scritta “Buone Feste” illuminata buona per ogni occasione. La lista di prenotazione è lunghissima. Per fissare una serata ci vogliono almeno otto mesi di camera d’attesa. Neanche da un noto primario, o al casello autostradale la domenica sera, la coda è tanto lunga e difficoltosa. Soltanto la casa, l’esserci dentro, tra reliquie e cianfrusaglie, foto sparse, cd, libri e mille maschere di carnevale, vale il prezzo della cena toscana, comunque ottima, ricca. Tutto è coloratissimo ed eccessivo, il kitsch della statua della Sfinge e delle effige delle vignette con protagonista il Papa, i fotomontaggi, le sciarpe appese ai muri. Tutto è trash, debordante. Sembra di essere nel Paese dei Balocchi collodiano, in una grottesca pellicola, in un surreale sogno. Le bandiere soffocano sotto gli stemmi, le foto in bianco e nero di Sordi e Totò ed Aldo Fabrizi fanno fatica ad emergere. Moscerino e Bettina, che di giorno fa la fisioterapista, mangiano a capotavola con gli invitati: “Mangio con voi perché mi fido di quello che vi do da mangiare”. Schietto, deciso, preciso, verace. Vero, sincero. Moscerino, sessantasei anni ma ne dimostra la metà, è così, prendere o lasciare. Le sue foto campeggiano in alto: abbraccia Pippo Baudo, Mike Buongiorno, la Mondaini, Dorelli, Franca Valeri, Benigni. Ed è tutto vero perché Moscerino prima di trovare casa, e pace, in riva al lago ha fatto l’artista di strada, ha dormito per anni in macchina, ha fatto mille lavori tra i quali suonare, con il nome d’arte di “Mister Liverpool”, sulla nave da crociera Michelangelo che faceva la rotta Genova New York con un pianista che negli anni sarebbe diventato importante: Silvio Berlusconi. Con la chitarra in mano è un vulcano: da Marasco al demenziale, dalle barzellette porno soft a Califano e l’Ellera, la Società dei Magnaccioni.

Tommaso Chimenti - Redazione Scanner.it


 

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