Presentazione Biennale Cinema 2013
Perle dalla 70° Mostra – prima parte
Perle dalla 70° Mostra – seconda parte
Sacro GRA
Il leone d’oro più indipendente
Continuiamo con le micro recensioni che quest’anno
abbiamo adottato per dare la percezione del clima festivaliero che si vive al
lido.
The
Sacrament di Ti West. Orizzonti. Una troupe va in
mezzo alla giungla per filmare un culto misterioso e l’orrore ha inizio. Niente
di nuovo per un horror divertente ma che non scalfisce l’immaginario consueto
di questo tipo di pellicola. (fcp)
Ana Arabia di Amos Gitai.
Concorso. Una giovane giornalista israeliana di religione musulmana viene
incaricata di scrivere un servizio su un quartiere di Gerusalemme abitato da musulmani.
Girato in un intero piano sequenza, conferma la necessità di Amos Gitai nell’indagare nelle somiglianze tra due popoli, che
non trovano un senso comune di pace, ma che è alla loro portata. Grande cinema,
che conferma la statura di un autore che ossessivamente porta avanti le sue
tematiche, con cuore e grande espressione cinematografica. (mm)
Under the Skin di
Jonathan Glazer. Concorso. Tratto dal romanzo di Michel Faber, racconta di Isserley,
aliena, che gira per le autostrade in caccia di umani. La sua bellezza le
consente di cacciare molteplici prede. Pian piano inizia ad avvicinarsi alla
natura umana e a comprendere le loro emozioni. Film straniante, che consente a Glazer di dare fondo alle sue capacità registiche, ma oltre
l’atmosfera pregnante il film non convince appieno. (fcp)
Moebius di Kim Ki-duk. Fuori
Concorso. Il regista coreano sforna un film pienamente incorniciato nel suo
spirito selvaggio e violento. Qui, si incrociano storie d’amore perdute, che
portano con se estratti virulenti di incesti ed evirazioni plurali. Film
scioccante, di maniera, a tratti stilisticamente compiaciuto, che si allontana
dalla rinascita avvenuta con Pietà. (fcp)
Harlock: Space Pirate (3D) di Aramaki Shinji. Fuori
Concorso. Anno 2977. Gli uomini sono stati tutti esiliati dalla Terra. L'unico
che li può riportare a casa è Harlock, capitano
dell'astronave Arcadia, ma contro di lui ci sono i potenti della Coalizione
Gaia che vogliono controllare l'universo. Divertente anime che rispolvera un
mito indiscusso dell’animazione orientale anni ottanta, con sagacia e un senso
dell’azione coinvolgente. (mm)
The Unknown Known di Errol Morris. Concorso.
Il grande documentarista Errol Morris, intervista
Donald Rumsfeld, ex segretario della Difesa con Gerald Ford e George W. Bush.
Questo incontro sarà la testimonianza dell’enorme teatralità di Rumsfeld, che
nella sua eloquenza, riesce ad aggirare le domande taglienti del regista e
diventa l’indiscussa maschera mediatica di un potere che ha la forza pertinente
di non arrendersi mai, neanche di fronte ad una cinepresa. (mm)
L'intrepido
di Gianni Amelio. Concorso. Antonio Pane è una persona buona, lavora come
capita in una Milano algida e impertinente. Qui, Amelio sbaglia il tono di
regia, e non l’aiuto di certo un copione incerto nella strada da seguire, e
alla fine il fallimento è ineccepibile. Tralasciamo ogni commento sugli attori
in campo. (mm)
Feng Ai ('til Madness Do Us Part)
di Wang Bing. Fuori
Concorso. Il regista cinese Wang Bing
entra in un manicomio e si ferma li mattina e sera. Vede i parenti che passano
a trovare i malati e alla fine filma questo orrore odierno nella sua palpabile
forza e fragilità umana e alla fine colpisce al cuore e lascia senza fiato.
(mm)
Eastern Boy di Robin Campillo.
Orizzonti. Parigi. Gare du Nord. Un posto dove tanti ragazzi arrivati
dall'Europa dell'Est si prostituiscono. Un cinquantenne avvicina uno di loro, Marek, e lo invita a casa per il giorno dopo. Un opera
forte e ben costruita che dimostra le enormi capacità di Campillo
di entrare nelle dinamiche emotive dei suoi personaggi e saperli renderli
reali. Una gradita sorpresa. (fcp)
Jiaoyou (Stray
Dogs) di Tsai Ming-liang. Concorso.
Taipei. Un uomo, disoccupato. Due figli. La moglie l'ha abbandonato. Una donna
si affeziona a loro. Girato intermente in digitale con una qualità inusitata, Ming-liang concentra il suo occhio sulle sue ossessioni
perenni e le porta ad un’essenza commovente, come se fosse il suo ultimo film (
come dichiarato da lui ) e si vede l’emozione palpabile di quadri visivi che
hanno la profondità di un inno all’amore condiviso tra le macerie di un
presente frantumato. (mm)
Sacro
GRA di Gianfranco Rosi. Concorso. Siamo nei pressi del Grande Raccordo
Anulare di Roma. Rosi sceglie di concentrarsi su alcuni personaggi che popolano
quella zona e il suo sguardo diventano quadri gustosi di personaggi unici e sorprendenti
che danno il senso storico e umano di un paese che ha perso la sua capacità di
guardarsi dentro. (mm)
La
Jalousie di Philippe Garrel.
Concorso. Garrel parla sempre di sé e della sua vita:
il suo cinema è la sua vita. Qui si parla di un episodio che riguarda la vita
di suo padre e racconta di un uomo sui trent'anni che vive con una donna. Si
amano. L'uomo ha un'altra donna e un bambino che ha abbandonato. La gelosia,
l’attrazione e la solitudine sono le
emozioni che regolano le dinamiche della storia, che in fondo seguono la
matrice espressiva di uno sguardo nitido ed biografico non ricattatorio ma
aperto alle emozioni più sincere. (fcp)
Es-stouh (Les Terrasses) di
Merzak Allouache. Concorso.
Cinque storie che si dipanano su cinque terrazze della Algeri odierna, tutte
nello stesso giorno. Un microcosmo spezzato ma sincero nel disegnare un paese
che cerca la sua identità, tra drammi e sorrisi, seguiti da una regia sincera
ed equilibrata che segna una delle sorprese piacevoli della competizione
ufficiale. (mm)
Voto
8